FEDELTÀ DEL SUONO #285 – SETTEMBRE 2019 – VOLTAGABBANA E DOPPIOPESISTI DI TUTTO IL MONDO…
Voltagabbana e doppiopesisti di tutto il mondo…
“HOTEL CALIFORNIA”
[Verse 1: Don Henley]
On a dark desert highway
Cool wind in my hair
Warm smell of colitas
Rising up through the air
Up ahead in the distance
I saw a shimmering light
My head grew heavy and my sight grew dim
I had to stop for the night
There she stood in the doorway
I heard the mission bell
And I was thinking to myself
“This could be Heaven or this could be Hell”
Then she lit up a candle
And she showed me the way
There were voices down the corridor
I thought I heard them say
[Chorus: Don Henley]
“Welcome to the Hotel California
Such a lovely place (Such a lovely place)
Such a lovely face
Plenty of room at the Hotel California
Any time of year (Any time of year)
You can find it here”
[Verse 2: Don Henley]
Her mind is Tiffany-twisted
She got the Mercedes Benz
She got a lot of pretty, pretty boys
She calls friends
How they dance in the courtyard
Sweet summer sweat
Some dance to remember
Some dance to forget
So I called up the Captain
“Please bring me my wine”
He said, “We haven’t had that spirit here since 1969”
And still those voices are calling from far away
Wake you up in the middle of the night
Just to hear them say
[Chorus: Don Henley]
“Welcome to the Hotel California
Such a lovely place (Such a lovely place)
Such a lovely face
They living it up at the Hotel California
What a nice surprise (what a nice surprise)
Bring your alibis”
[Verse 3: Don Henley]
Mirrors on the ceiling
The pink champagne on ice
And she said: “We are all just prisoners here
Of our own device”
And in the master’s chambers
They gathered for the feast
They stab it with their steely knives
But they just can’t kill the beast
Last thing I remember, I was
Running for the door
I had to find the passage back
To the place I was before
“Relax,” said the night man
“We are programmed to receive
You can check out any time you like
But you can never leave!”
[Guitar Solo]
Album: Hotel California & Hell Freezes Over
Artista: Eagles
Data di uscita: 1976 (Hell Freezes Over 1994)
Chi mi conosce sa che gli Eagles sono uno dei gruppi che mi piace ascoltare più spesso.
Trovo la loro musica perfetta per un grande e lungo viaggio, vero o immaginario che sia, giacché capace di trasportati altrove, seguendo la loro melodia.
Di tutte le canzoni contenute nell’album oggetto della copertina di questo mese ne avrei potute scegliere tante: Desperado, Take it easy, Tequila sunrise, I can’t tell you why… ma ho scelto Hotel California vuoi perché probabilmente la più nota del gruppo, vuoi anche per l’alone di mistero e di interpretazioni che dal 1976 hanno circondato questa bellissima canzone.
Don Henley, trent’anni dopo averla scritta e cantata, cercò di dare una sua “interpretazione autentica” dicendo: “Some of the wilder interpretations of that song have been amazing. It was really about the excesses of American culture and certain girls we knew. But it was also about the uneasy balance between art and commerce”.
In pratica Don ci ha detto che la gran parte delle interpretazioni che sono girate siano assolutamente fantasiose (come quelle sul culto di satana e altre baggianate simili) e che invece la canzone era un sincero atto di protesta di quattro giovani musicisti provenienti dal Midwest americano contro la cultura edonistica e scintillante di Los Angeles… un non semplice bilanciamento tra arte e commercio all’interno del mito del sogno americano.
Insomma quattro ragazzi che, pur se completamente presi dal vortice della fama e della gloria tipicamente a stelle e strisce, hanno tentato di denunciare quello che loro identificavano come un problema per la loro cultura e per la cultura del loro tempo.
Cultura e tempo mi rimandano immediatamente alla differenza sostanziale e non sottile tra etica e morale, specialmente in questi nostri tempi così pieni di falsi moralisti che sono pronti a puntare il dito contro tutto e tutti a patto, però, di non puntarlo contro se stessi.
È di questi giorni la notizia del suicidio in carcere di Jeffrey Epstein, finanziere americano, amico di ricchi e potenti. Epstein si è suicidato in carcere (in circostanze molto poco chiare) dopo che era stato arrestato per traffico di minori e per aver anche abusato sessualmente di alcune di loro.
Un’accusa infamante, terribile anche solo a pensarci… e che ha portato tutti i media internazionali e anche italiani a dare grande rilievo al caso…
Peccato che a TUTTI sia sfuggito il fatto che Epstein era già stato condannato nel 2008 per MOLESTIE SESSUALI SU MINORI.
Insomma questa BESTIA, dopo aver scontato 13 mesi di custodia, ha avuto altri dieci anni per continuare a commettere i suoi IMMONDI TRAFFICI e le sue BESTIALITÀ contro ragazze minorenni in giro per il mondo.
Eppure dal 2009 ad oggi Epstein ha continuato ad essere coperto da una rete di amicizie e di connivenze che solo ora cominciano a venire a galla.
Che schifo di mondo, direte voi… ma come si fa a permettere a un pedofilo di continuare ad operare indisturbato e magari anche a vincere premi e ricevere onorificenze?
Certamente oggi è facile dipingere Jeffrey Epstein come UN MOSTRO ma chi lo ha protetto e sostenuto in questi ultimi dieci anni, che cosa è?
E che cosa dire allora di Roman Polanski, tornato agli onori della cronaca per l’uscita della regista argentina Lucrecia Martel?
Siete sicuri che il suo caso sia molto diverso?
Eppure anche lui nel 1977 venne accusato di violenza sessuale contro una ragazzina di 13 anni, Samantha Gailey. Ne seguì un processo mediatico e giudiziario che portò Polanski in carcere per tre settimane. Mentre era in attesa del processo, il regista venne a sapere che il giudice voleva condannarlo a cinquant’anni, quindi fuggì all’estero e non rientrerà mai più negli Stati Uniti che, successivamente, lo iscriveranno nella Red Notice (avviso di ricerca internazionale) dell’Interpol.
Eppure, a parte l’arresto a Zurigo nel 2009 e il successivo rilascio su cauzione, nessuno mai fino ad oggi ha scritto o detto qualcosa contro di lui… neanche le tante attrici e celebrità del #METOO (unica eccezione forse Mia Farrow che dopo averlo difeso per anni si è, di recente, pubblicamente scusata via Twitter). Anzi, Polanski ha vinto anche numerosi premi internazionali tra i quali l’Oscar nel 2003 per il film “Il pianista”.
Serviva una donna e regista, la presidente della giuria di Venezia 76, la regista argentina Lucrecia Martel, per sollevare il velo di ipocrisia: “Ammetto che la presenza del film di Polanski e le notizie sul suo passato mi hanno messo un po’ a disagio. Ho cercato di documentarmi e ho trovato delle dichiarazioni in cui la vittima di Polanski diceva di ritenere il caso chiuso. Io non mi posso mettere al di sopra delle questioni giudiziarie e sono solidale con la vittima. Ho deciso che non parteciperò al gala per il film di Polanski perché io sono impegnata al fianco delle donne vittime di violenza in Argentina“.
Tutto bene allora?
No visto che poi, per motivi di botteghino, la signora Lucrecia Martel, ha nuovamente calato quel velo: “Lascerei da parte le polemiche. Questo non è un tribunale morale, qui teniamo in piedi l’arte che è libera, sana, meravigliosa”.
Noi italiani veniamo spesso indicati come voltagabbana e doppiopesisti, e i fatti di questi ultimi giorni lo dimostrano… ma almeno possiamo consolarci pensando che non siamo soli…
Scrivetemi pure, come sempre, senza remore a:
abassanelli@fedeltadelsuono.net
Buona musica e avanti tutta!
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