FEDELTÀ DEL SUONO #302 – APRILE 2021 – A DIRE LA VERITÀ, CI SI FA UN SACCO DI NEMICI
A dire la Verità, ci si fa un sacco di nemici
È l’animo che devi cambiare,
non il cielo sotto cui vivi.
LUCIO ANNEO SENECA
IL DITO E LA LUNA
C’è un sipario che s’alza c’è un sipario che cala
si consuma la corda e la tela
se per noi vecchi attori e vecchie attrici
i ricordi si fan cicatrici
non è il senno di poi che ci aiuta a correggere
con il tempo ogni errore che nel tempo si fa
mentre ancora chi guarda nel silenzio allibito
già sussurra “l’artista è impazzito”
come i gatti di notte sotto stelle sbiadite
crede forse di aver sette vite
quando invece col dito indicare la luna
vuole dir non averne nessuna
C’è una sedia da sempre nella fila davanti
riservata per noi commedianti
perché mai la fortuna ch’è distratta e furtiva
ha avvertito la sera che arriva
nella cinta se mai altri buchi da stringere
e allargare un sorriso se è così che si fa
con la luce che scende col sipario che cala
si consuma la corda e la tela
si divide d’un tratto da chi ha solo assistito
chi indicava la luna col dito
e ogni volta lo sciocco che di vite ne ha una
guarda il dito e non guarda la luna.
ALBUM: Il dito e la luna
ARTISTA: Angelo Branduardi
AUTORI: Giorgio Faletti – Angelo Branduardi
ANNO: 1998
Non posso non aprire queste mie due pagine mensili dedicano un ricordo, più di un ricordo, a Enrico Vaime, grande uomo di Cultura e di spettacolo, Autore di teatro e di TV, grande Uomo della Parola (l’uso delle maiuscole è voluto N.d.R.) che ci ha recentemente lasciato.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorarci insieme (parolone gigantesco… da uno come il sottoscritto che crede di fare del “pettegolezzo praticato professionalmente”) e credo che se fosse qui avrebbe chiosato questo mio breve ricordo con “sento che me ne sto andando”, frase che ripeteva spesso quando non ne poteva più di una riunione o di un incontro che tendeva al tedioso…
Era un Uomo Libero e viveva la sua libertà con ironia e leggerezza…
Ma nel ricordare Enrico Vaime mi viene spontaneo affiancare un altro grande autore, scrittore, cantante e attore come Giorgio Faletti che ha firmato insieme ad Angelo Branduardi la Poesia che ha aperto questo mio editoriale, Il dito e la luna, brano che da il titolo all’omonimo album del 1998 e che ho rispolverato grazie alla segnalazione di Siebrand Agter, nostro lettore che ci ha segnalato questa nostra dimenticanza nei confronti di un grande cantante e compositore italiano.
Queste bellissime parole mi fanno pensare al momento drammatico che stiamo vivendo, all’angoscia che ci portiamo dentro, al senso di smarrimento che viviamo e che vivono i nostri figli nell’affrontare DA SOLI questa pandemia che non è solo sanitaria ma anche e soprattutto spirituale.
Mi viene allora da pensare a tutti quelli che non ce l’hanno fatta, a quelli che ancora lottano aggrappati all’ossigeno che non arriva, ai polmoni che si riempiono di liquidi e ti rendono ogni sospiro uno sforzo immane.
Ma penso anche a chi è stato dimenticato da questa pandemia, agli anziani sempre più isolati, ai “codici 048” che si sono visti mettere da parte nel loro sforzo di vincere una malattia che, prima di questo coronavirus, ERA LA MALATTIA DA COMBATTERE E SCONFIGGERE.
Non posso non pensare ai danni e alla devastazione psicologica che questo prolungato isolamento affettivo e fisico sta portando a tutti noi.
Come ne usciremo?
Meglio di prima? NON CREDO ASSOLUTAMENTE.
Io stesso mi accorgo che sono diventato più duro, più intollerante, più severo con me stesso e con gli altri…
Come potremo riprenderci la Vita che abbiamo lasciato un anno fa?
Non lo so, non credo ce la riprenderemo mai.
Credo che quando tutto questo sarà finito, tutti noi saremo DIVERSI, cambiati, induriti, più soli e tristi…
Citando sempre Enrico Vaime, potrei dire che “Ho perso la pazienza. L’ho ritrovata quando ormai non mi serviva più”.
Vai Enrico e che la terra ti sia lieve come la tua ironia.
Scrivetemi pure, come sempre, senza remore a:
abassanelli@fedeltadelsuono.net
Buona musica e avanti tutta!
PS
Vorrei ringraziare pubblicamente un nostro lettore, Riccardo Boscarino, che, credo, non ci leggerà ma che ha contribuito, forse suo malgrado, a stimolare un dibattito interno e non solo molto alto.
Immagino che forse neanche lui avrebbe immaginato che TUTTI NOI e anche MOLTI DI VOI lo citassero in questo numero… ma tant’è!
Alle volte bisogna avere il coraggio di essere sé stessi e di dire le cose che si pensano e che si sentono… meglio un PARTIGIANO (uno che PRENDE PARTE alle cose) che un INDIFFERENTE.
E voi lo sapete che… IO ODIO GLI INDIFFERENTI!
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