COSTRUIRE HIFI
La rivista per studiare, progettare, modificare, realizzare da sé apparati e sistemi per il buon ascolto.
Chi la legge la colleziona come riferimento per ricerche successive e miniera inesauribile di dati, regole, formule ed anche di consigli pratici per autocostruttori e patiti del “do it yourself” più o meno impegnativo.
Propedeutica per chi vuole entrare da neofita nell’arcano e affascinante mondo di valvole, semiconduttori e componentistica elettronica, offre interessanti soluzioni anche per gli esperti di circuitazioni elettroniche audio, di sorgenti analogiche e digitali, di diffusori acustici. Imitata ma mai neppure avvicinata, attualmente unica ben diffusa nel panorama nazionale.
12 numeri/anno – nelle edicole e per abbonamento
ciao Andrea,sono venuto a scoprirti e devo dire che hai fatto e stai facendo un ottimo lavoro.solo questo ed un caro saluto
Salve a tutti voi di CHF, nonostante i vs. sforzi posso solo constatare che la rivista, in termini quantitativi e spesso anche qualitativi dei contenuti, si è da tempo avviata verso un lento declino. Per carità, è un processo comune a molte testate nazionali ed estere, complice la disponibilità di contenuti tecnici disponibili su internet (la cui validità ed attendibilità è spessissimo tutta da verificare, siamo d’accordo…) nonchè la connotazione ancor più ”di nicchia” che in passato dell’hobby dell’autocostruzione elettronica in generale. Ma ciononostante, perdonate il mio rombrotto, pur con tutta la comprensione, se già con amarezza si accetta di acquistare, piuttosto malvolentieri, un fascicoletto sempre più striminzito per numero di pagine ed ancora più striminzito per quantità di articoli, proprio non mi va giù (e come a me, ritengo, a chissà quanti lettori…) che tra detti pochi articoli compaiano delle trattazioni di argomenti già disponibili in rete a firma di Nelson Pass e, per giunta, tradotti in modo inappropriato se non a volte ai limiti dell’ilarità. Mi chiedo se la traduzione sia opera di un interprete poco avvezzo alle terminologie tecniche anglosassoni o se, piuttosto, risultato di un software di traduzione. Ricordo, ad esempio (ma non è l’unico nei citati articoli), una traduzione di ”anodo” di un tubo a vuoto dall’originale ”plate” in lingua inglese in un infelice quanto incomprensibile (almeno per il lettore neofita o non sufficientemente a conoscenza dei termini tecnici) ”piastra”. Al limite si poteva tradurre con ”placca”, come si usava definire l’anodo anni fa qui nel Bel Paese. Ma ”piastra”, anche con uno sforzo di fantasia, faccio davvero fatica ad accettarlo. A conti fatti trovo che strafalcioni e disattenzioni come l’esempio citato (e come altri …) non infondano nei lettori un senso di attendibilità e di autorevolezza che la Rivista intenderebbe trasmettere. Semmai qualcuno potrebbe persino parlare di scarsa professionalità, dal momento che traspare, da questi scritti malamente tradotti, la possibile esigenza della Rivista di andare frettolosamente in stampa con una serie di articoli mal tradotti, mal controllati e con inesattezze ed imprecisioni non corrette. Forse un’esigenza dettata da carenza di articoli, di contenuti, di nuove idee e di nuovi spunti. Sinceramente continuo a comprare CHF solo perchè, ormai sempre più di rado, compare qualche articolo ancora interessante a firma di alcuni Autori di cui alcuni ”storici”. Cito, uno per tutti (non è che siano poi in molti a fornire spunti interessanti, eh !), Diego Nardi ed i suoi progetti, spesso anticonformisti ma coerenti con la sua linea progettuale che prosegue, pressochè immutata, sin dai primi irripetibili numeri di CHF pubblicati. Perdonate lo sfogo ma quanto vi ho rapresentato è evidentemente quanto ”rimane” al lettore di CHF, in termini di impressioni, dopo aver acquistato e letto, mese dopo mese, le recenti uscite della Rivista.
Buon lavoro, cordiali saluti.
Caro Bassa – permettimi di chiamarti così – ho letto con attenzione l’editoriale di gennaio e ti dico il mio parere.
In generale, è un bene che il direttore di una rivista non sia anche un addetto ai lavori; questo permette una visione più ampia ed imparziale sui diversi temi che la rivista tratta, meno canalizzati secondo la visione che discende dalla sua conoscenza della materia. Per entrare nel vivo degli argomenti ci sono i vari responsabili che a lui riferiscono.
Parallelamente, c’è il rischio che un’impronta eminentemente manageriale faccia perdere quel modo genuino ed un po’ ruspante di trattare gli argomenti e rivolgersi ai lettori che sono un po’ la caratteristica di CHF.
Sempre parlando di management, porrei molta attenzione a che temi innovativi e ricchi di contenuti tecnici non banali proposti da eminenti professionisti non si rivelino in realtà in un ” pippone ” promozionale dell’attività del professionista stesso.
Intendiamoci, tirare l’acqua al proprio mulino è giusto ed ammissibile, ma dire che ” il tal progetto si realizza esclusivamente col componente misteriorso che puoi acquistare solo da me ” mi sembra decisamente troppo.
Grazie per il commento e per l’apprezzamento generale al mio editoriale di gennaio.
Credo che faremo di certo un bel lavoro in questo 2017 grazie anche all’impegno e alla passione che tutti voi state mettendo in questa nostra operazione di svecchiamento e di apertura della rivista.
Mi ripropongo di risponderti più approfonditamente sul prossimo numero della rivista ma vorrei dirti una cosa sull’ultimo tuo pensiero:
è sempre più difficile trovare qualcuno che scriva solo per il gusto e la passione di farlo.
Capita sempre più spesso invece trovare persone che scrivono provando a farne anche un piccolo business…perchè è di questo che si tratta!
Immagino che tu ti riferisca alla riproposizione dell’articolo su ILCHIT di Vincenzo Fratello che ha fatto non solo un gran bel lavoro ma ha anche riscosso un notevole interesse da parte dei lettori.
Non ci vedo nulla di male a tirare un po’ di acqua al proprio mulino e, nel caso in specie, l’ing. Fratello ha proposto una modifica con un componente che è possibile comprare da un’azienda da lui indicata ma che, volendo, si trova anche in commercio regolarmente, anche perchè ormai NESSUNO riesce a farsi fare prodotti su misura per piccole tirature.
Comunque se avete da chiedere qualcosa nello specifico all’ing. Fratello il suo indirizzo email è vfratello@costruirehifi.net.
Grazie ancora e al mese prossimo con una mia risposta più articolata!
Caro Bassa mi permetto di dissentire.
Sono un piccolo imprenditore e nel tempo ho dovuto chiarirmi bene il confine tra fare il proprio interesse – lecito ed auspicabile – e la presa in giro.
Concordo senz’altro sul fatto che un esperto del settore, necessariamente un professionista, pubblichi progetti pro domo sua, ci mancherebbe altro.
Ma a mio giudizio la cosa va fatta così: questo è il progetto, questo è il dispositivo non commerciale che ne permette il funzionamento, queste sono le PRESTAZIONI ( non chiacchere ) rilevate; se volete potete acquistare il tutto da me. E questo ci sta, il lettore è poi libero di valutare e scegliere.
Viceversa, l’approccio: questo è il progetto, funziona bene perchè l’ho provato io che sono notoriamente qualificato, lo si realizza comprando i componenti dal mio amico perchè non sono commerciali – mi sembra già un po’ oltre il confine che mi aspetto da CHF, almeno per quanto la conosco da molti anni.