Esce per la Warner “State of the Art”, il doppio album live del Fabrizio Bosso 4et.
Registrato dal vivo durante i concerti di Roma, Tokyo e Verona, State Of The Art di Fabrizio Bosso è un’istantanea fedele di una fase tra le più felici nella carriera del trombettista, che ha voluto fissare su un album alcuni momenti memorabili del tour dell’anno scorso con il suo quartetto.
Questo doppio album vuole anche rappresentare il passaggio a una nuova fase della carriera di Bosso: Quando ho deciso di mettere in piedi questo quartetto, non l’ho fatto pensando a un disco. Avevo piuttosto voglia di ascoltare la mia musica suonata da altri musicisti, con un’energia e un “colore” che fossero diversi, freschi. Questo è il suono del mio presente – afferma Fabrizio – e loro sono, oltre che degli amici, anche i musicisti che mi appagano di più sul palco perché capaci di tirare fuori il suono che ho in testa. Con loro, il mio grande lusso è che potrei permettermi di non suonare e la musica funzionerebbe ugualmente.
Nelle dieci tracce di questo doppio album si ravvisa, oltre al noto talento per l’improvvisazione, anche una cifra compositiva sempre riconoscibile (Rumba For Kampei, Mapa, Black Spirit, Dizzy’s Blues, Minor Mood) e, soprattutto, è palpabile la caratura di Bosso in qualità di leader, in grado di trascinare il gruppo e, nello stesso tempo, lasciare tutto lo spazio necessario per esprimere le singole personalità.
Quest’attitudine di Bosso si riscontra fin dalla scelta dei brani proposti, nei quali figura anche Goodness Gracious, a firma di Julian Oliver Mazzariello e già presente nell’album “Tandem”, che qui trova spazio accanto alle composizioni originali del trombettista e agli standard. Tra questi, spicca una toccante The Nearness Of You di Hoagy Carmichael, brano nel quale il pianismo di Mazzariello si mette in luce con grazia, in un intreccio colmo di lirismo con la tromba di Bosso. Prezioso, in ogni traccia dell’album, è il tempismo degli interventi alla batteria di Angelucci, la cui tecnica precisa e priva di sbavature è sempre messa al servizio dell’idea del solista. Questa alchimia, l’intesa tra Bosso e i suoi musicisti, è il segreto di questo quartetto, la caratteristica che accomuna ogni traccia di State Of The Art. Accanto ai fedelissimi e già citati Julian Oliver Mazzariello al piano e Nicola Angelucci alla batteria, troviamo poi un avvicendamento al contrabbasso, con la presenza del giovane Jacopo Ferrazza che sostituisce (in 8 delle 10 tracce dell’album) Luca Alemanno, storico contrabbassista del quartetto di Bosso, da qualche mese di stanza a Los Angeles alla corte del prestigioso Monk Institute dove, unico italiano nella storia della scuola, è stato ammesso dopo una dura selezione. Ferrazza, nonostante la giovane età, è un musicista molto attento, nel cui stile si fondono già sensibilità e preparazione che lo portano sempre a suonare i bassi più importanti.
Una musica che ha il potere di rinnovarsi costantemente. I brani originali si vestono di una luce diversa, inedita; gli standard si personalizzano, arricchendosi di nuove sfumature. Ogni brano racconta una storia diversa, la temperatura di quella serata, il calore di quel pubblico, le latitudini diverse. Tutti questi elementi fanno di State Of The Art un album che riesce da un lato, a fissare il suono di quello che è Fabrizio Bosso oggi, dopo oltre venti album incisi come leader, collaborazioni eccellenti e diversi tour in giro per il mondo. Dall’altro, ha la capacità di restituire all’ascolto tutta l’urgenza di un album interamente registrato dal vivo, con tutta la tridimensionalità dell’esperienza live.
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